Il Sistema Italia e la rivalutazione del ruolo delle MPMI (27/11/2024)

Il nostro contesto economico è in larga parte basato sulle piccole e medie imprese senza dimenticare il ruolo delle microimprese.

Ieri a Roma nella prestigiosa sede di Palazzo Wedekind, sotto l’egida di Valore Impresa, si è celebrato un importante evento a supporto del tessuto produttivo più importante del nostro Paese, le Micro e PMI (MPMI).

Il nostro Paese ha, infatti, un sistema economico fortemente caratterizzato dalla presenza di piccole aziende che “pesano” per quasi due terzi del PIL nazionale (63%*) per tre equarti dell’occupazione totale (76%*).

Questo aspetto è, inoltre, corroborato da un giro di affari valutato in circa 1.000 miliardi e il 40% del complessivo valore aggiunto generato, risultati di grande rispetto e di enorme importanza economica e sociale.

Su questa importante componente del tessuto economico italiano però pesano tutti i problemi legati alle dimensioni delle aziende, dal limitato e difficoltoso accesso al credito, all’impossibilità, o quasi, di accedere a bandi di grandi dimensioni della pubblica amministrazione e, specialmente, l’incapacità di accesso ai mercati internazionali affamati di made in italy , specialmente se di origine artigianale o piccolo industriale.

Già nel passato si è cercato di ovviare a tali limiti creando degli strumenti che potessero ovviare, se non a tutti i possibili aspetti critici, almeno ad alcuni di essi.

Infatti, per poter superare alcune delle limitazioni legate alle dimensioni nacquero (legge 584 del 8 agosto 1977) le Associazioni Temporanee di Imprese (ATI) o i Raggruppamenti Temporanei di Impresa (RTI) i quali avevano lo scopo principale di costituire uno veicolo economico finalizzato alla partecipazione ad un certo progetto per il quale le singole aziende partecipanti o non avevano le risorse operative e tecniche o, più facilmente, i requisiti di fatturato necessari per poter accedere ad un certo bando nazionale o internazionale.

In seguito si è costituito l’Istituto delle reti d’impresa (Legge n. 33 del 2009) che ampliavano la portata degli accordi tra società omogenee creando delle strutture che superavano il singolo progetto per costituire degli accordi più duraturi, attraverso il “programma di rete”, che definiva lo scopo e le regole della collaborazione tra le aziende partecipanti definendo gli aspetti che ritenevano utili gestire assieme.

In entrambi i casi, pur essendo funzionali per gli scopi per cui venivano adottati, i due Istituti avevano delle carenze, i primi legati alla limitata portata dell’ATI e RTI (un singolo progetto o bando) e le seconde per le carenze di rappresentatività, come persona giuridica.

Oggi, promossa da Valore Impresa, viene proposta una formula di aggregazione societaria che potrebbe essere un’ottima soluzione operativa a tali aspetti.

Infatti le Società Consortili (SC), sia nella versione per Azioni (SCpA) che a responsabilità limitata (SCaRL), riescono ad ovviare alle carenze di entrambi i modelli di partenza costituendo una vera e propria nuova figura giuridica nella quale si concentrano le risorse e si ottengono i vantaggi e, specialmente, la possibilità delle aziende costituenti le SC, di ottenere un migliore accesso sia al credito che ad altre risorse altrimenti difficilmente raggiungibili.

L’aumento della massa critica consente, infatti, di accedere a canali commerciali maggiori e instaurare dei rapporti anche con la GDO e il mondo della ricerca e di esplorare i mercati a livello internazionale che sarebbero preclusi alle singole, più piccole, imprese.

Inoltre, proprio Valore Impresa potrebbe assumere il compito di vigilanza sulle attività delle società consortili, mutuando il sistema già in essere per le cooperative, mediante l’istituzione di un nuovo istituto individuato come Centrale Consortile che dovrebbe essere anche il collante e il motore in grado di promuovere l’attività delle SC.

Tale progetto è stato presentato agli Stati Generali di Valore Impresa alla presenza di una nutrita rappresentanza sia di professionisti che di imprenditori che si è confrontata con alcuni rappresentanti del mondo politico (Sen. Gasparri, Sen. Scurria e On. De Bertoldi) che da sempre operano nella consapevolezza che il nostro Paese è basato su un tessuto industriale che ha le sue basi più profonde nelle MPMI.

I politici presenti hanno aderito all’iniziativa e si sono dichiarati disponibili a supportare le istanze presentate nelle rispettive sedi istituzionali.

Esse riguardano sia le Società Consortili che, specialmente, la Centrale Consortile come istituto di coordinamento e controllo per consentire di avere delle realtà operative, estremamente competitive e dotate delle giuste prerogative sia a livello nazionale che, specialmente, per poter operare sul mercato globale.

Probabilmente questa non è certamente l’unica possibilità che il mondo delle MPMI può scegliere per ovviare ai propri problemi ma, a parere degli intervenuti e mio personale, è una opportunità che potrebbe costituire una soluzione da valutare e mettere alla prova, assolutamente.

*Fonte Federazione ANIE di Confindustria

 
link originale: https://economisti.online/2024/11/27/il-sistema-italia-e-la-rivalutazione-del-ruolo-delle-mpmi/